Trenta anni di vita per una persona sono un traguardo importante. Per un‘associazione culturale, per persone che decidono di stare insieme sulla base di idee, valori e sensibilità è un enorme successo. Soprattutto se questo è avvenuto a Francavilla al Mare dove la distruzione della guerra ha lasciato un vuoto anche dal punto di vista culturale. Quando nel 1986, dopo varie esperienze associative e di fogli artigianali, decidemmo di dare vita ad una realtà associativa ed ad un giornale solido in prospettiva, Francavilla stava subendo ancora i colpi della francavillizzazione. Quasi costretti dalle nostre sensibilità decidemmo di essere presenti in modo organizzato sui valori progressisti, ambientalisti e dei diritti sociali e civili. Ed eccoci dopo trenta anni ancora presenti, grazie al continuo ricambio generazionale e a coloro che credendo in Buendia e Primo Foglio, hanno investito il loro tempo mettendo a disposizione le loro esperienze e capacità. Qualcuno ci ha lasciato, ma tanti ci hanno confortato con il loro supporto personale o/e finanziario. Per questo 2016 abbiamo in programma una serie di appuntamenti per festeggiare degnamente questo anniversario. Per una volta crediamo di meritarci anche il contributo dei soldi pubblici, dei soldi di tutti noi cittadini, convinti di aver fatto tanto anche in termini di crescita culturale della città. E quindi abbiamo richiesto dei contributi al Comune, alla Provincia di Chieti ed alla Regione Abruzzo per poter svolgere in questo 2016 una serie di eventi degni di un trentennale. Se non arriveranno ciò sarà dovuto ad una caratteristica che non ci ha mai abbandonato, il nostro porci in destinazione ostinata e contraria sempre. Nonostante tutto BUENDÍA È VIVA, VIVA BUENDÍA.
"In principio, José Arcadio Buendía era una specie di patriarca giovanile, che dava istruzioni per la semina e consigli per l'allevamento di bambini e animali, e collaborava con tutti, anche nel lavoro fisico, per il buon andamento della comunità. [...]José Arcadio Buendía, che era l'uomo più intraprendente che si fosse mai visto nel villaggio, aveva disposto in modo tale la posizione delle case, che da ognuna si poteva raggiungere il fiume e far rifornimento di acqua con uguale sforzo, e tracciate le strade con tanto buonsenso che nessuna casa riceveva più sole delle altre nell'ora della calura. In pochi anni, Macondo fu un villaggio più ordinato e laborioso di quanti ne avessero conosciuto fin lì i suoi trecento abitanti." (Gabriel García Marquez- Cent'anni di solitudine)