Io non ci sto. Iniziamo dalla vendita dell’Alento gas. È stata venduta una società sana con ricavi annuali che superavano il milione di euro; nessuno, a parte pochi, si è indignato; la vendita è passata come un atto di normale amministrazione. Un pezzo di Francavilla non c’è più. Io non ci sto. Per 4 anni si è cercato di vendere la piscina comunale, non riuscendoci l’amministrazione ha avuto anche il coraggio di dichiarare di aver salvato la piscina. Tutti contenti. Un altro bene pubblico stava per scomparire. Io non ci sto. Il cimitero comunale per 20 anni sarà gestito da privati che potranno ricavarne profitti. L’amministrazione comunale per non impegnarsi economicamente nella ristrutturazione ha preferito regalarlo ai privati. Questi, tra 20 anni, per andare via chiederanno il conto degli investimenti di ristrutturazione che faranno in questi anni. Un pezzo di Francavilla in mano ai privati. Io non ci sto.
È in vendita la rete del gas. Per fortuna alla prima asta nessuno si è presentato. L’amministrazione non essendo riuscita a vendere la piscina, ha deciso di vendere tutte le reti del gas/metano di proprietà comunale, che portano al comune un ricavo netto annuo di circa 800 mila euro. La vendita delle reti è follia, eppure nessuno si lamenta (a parte i soliti). Questo è il bene più importante che Francavilla tra qualche mese non avrà più. Io non ci sto. È in liquidazione la Cosvega. La società per metà pubblica, che oggi gestisce la raccolta dei rifiuti. La società ha un bilancio più che positivo ed una gestione efficace ed efficiente. Tra qualche mese scomparirà anche l’ultima società pubblica. Io non ci sto. Si vuole procedere all’abbattimento del Palazzo Sirena. Un pezzo di storia, un simbolo di Francavilla, un edificio che potrebbe essere il fulcro dell’attività culturale e artistica della nostra città. Tutti d’accordo, meglio una piazza. Francavilla perde un altro luogo pubblico. Io non ci sto. È stato costruito un garage da parte di un privato a ridosso dei resti della chiesa di San Francesco modificando per sempre la fisionomia del luogo. Normale amministrazione, un piccolo errore tecnico ma nessun problema, la gente è contenta lo stesso. Io non ci sto. Cinque anni fa avevamo un filare di alberi monumentali al centro di Francavilla. Gli alberi sono stati abbattuti per motivi futili. Oggi il viale è spoglio, il viale storico rappresentato anche nelle poche cartoline della città è stato sventrato. I cittadini sono felici perché c’è molto più cemento a disposizione dei pedoni. Francavilla è in vendita tra concerti e feste. Tra 20 anni quando le feste rimarranno un ricordo, non avremo più niente da vendere e forse solo allora i cittadini si renderanno conto che la difesa dei beni pubblici è un investimento per il futuro.
Da Primo Foglio n. 3, luglio-agosto 2016