di Federica Rapino da Primo Foglio, n. 2, Aprile -Maggio 2018
Conducendo delle ricerche su Francavilla inaspettatamente sono riaffiorate un paio di interessanti notazioni sulla città e il suo passato. Protagoniste una foto scattata da Francesco Paolo Michetti e una novella di Gabriele d’Annunzio.
La foto
All’interno dell’archivio fotografico di Michetti consultabile sul sito della fondazione Alinari è presente la foto di seguito riportata. Nella didascalia si legge: “Fontanella con mascherone. 1900 ca. Luogo dello scatto: Abruzzo. Pur non essendo presente alcun riferimento a Francavilla la mia attenzione è stata catturata dal particolare dell’orecchio del mascherone in secondo piano. Dopo un confronto fotografico, la figura che mi è parsa sin da subito familiare è risultata infatti appartenere alla settecentesca Fonte Alesi conosciuta anche come lago di Pandocchio.
La scultura in questione è infatti tutt’ora visibile a differenza del mascherone in primo piano andato perduto nel corso degli anni. Lo scatto di Michetti, che per la studiosa Marina Miraglia evidenzia l’interesse dell’artista per una fotografia in grado di mimare la pittura, rappresenta con ogni probabilità la più antica testimonianza fotografica di Fonte Alesi e ci offre un piccolo assaggio di come doveva apparire all’epoca. Nel libro di Bruno Zulli “Arepurteteme a Frangaville” del 2010 è riportata una foto risalente agli anni ’50 nella quale si può osservare una bella ragazza che con una conca raccoglie l’acqua che zampilla proprio dal mascherone perduto mentre manca la piccola vasca di raccolta presente in precedenza.
La novella
Quando il 27 luglio 1888 Gabriele d’Annunzio pubblicò sul giornale romano “La Tribuna” la corrispondenza intitolata “La Sirena” firmandosi con lo pseudonimo Il Duca Minimo, non si limitò a riportare la notizia dell’inaugurazione del Palazzo progettato da Antonino Liberi ma corredò l’articolo con una interessante novella che vede protagonisti San Franco, Santa Liberata e una sirena tentatrice.
Il 27 luglio 1888, Gabriele d’Annunzio manda alla Tribuna, da Francavilla al mare, questa corrispondenza intitolata La sirena, firmandosi con lo pseudonimo il Duca Minimo.
Ulteriori informazioni sul testo sono disponibili qui.
Un tempo, sul colle solatìo, per dove ora discende Francavilla a simiglianza d'un gregge e digradano i pingui oliveti, era una deserta aridità di rupi, di sabbie, di ghiaie. I torrenti selvaggi, nella stagion delle acque, precipitavano al mare con furore e fragore trascinando gran pietre; il sole, nella lunga canicola, fendeva le selci infeconde e dava la vita a serpi innumerabili; le serpi, uniche abitatrici, avevano assidua guerra con gli sparvieri del cielo. In cima della più alta rupe protesa sul mare, viveva in solitudine e in santità il monaco Franco.
Sotto la rupe si profondava una caverna mistica. Un sentiere, scavato nel sasso, conduceva in quel luogo segreto. Il monaco ivi pregava e meditava, o ascoltava le terribili voci dell'abisso. In tempo di fortuna, tutta la profondità tuonava come un inferno; le onde entravano e sparivano come in una bocca insaziabile; pareva che la caverna bevesse l'intero mare.
La Cosvega è stata venduta. La società per metà pubblica che gestisce i rifiuti nel nostro comune è diventata totalmente privata. A comprare il 51% della quota pubblica è stata la Sereco Srl (già proprietaria del 49%) attraverso una società temporanea d’impresa. Il prezzo di aggiudicazione è irrisorio: nelle casse comunali entreranno solamente 945 mila euro.
La Cosvega, oltre ad avere un valore sociale inestimabile, dato che si occupa di un servizio essenziale per i cittadini e per l’ambiente, ha un valore economico decisamente maggiore rispetto al prezzo di vendita. La società, nel 2015, ha realizzato un utile di 346 mila euro e nel 2014 di 230 mila euro. Il valore delle immobilizzazioni materiali (macchinari, terreni, mezzi, fabbricati…) ad oggi supera il milione di euro.
Il sindaco Luciani, ancora una volta, individua una fascia di cittadini che, a suo dire, direbbe NO a qualsiasi passo in avanti, a qualsiasi intervento dell’Amministrazione teso al “miglioramento” della città (ovviamente secondo il suo illuminato parere!). Niente di nuovo sotto il cielo. Sarebbero gli stessi che, a livello nazionale, sono stati definiti “gufi” dall’altro “illuminato”, Matteo Renzi. Siamo, quindi, in pieno pensiero renziano a cui il sindaco si onora di aderire (al momento). Questo gruppo di persone sarebbe, dunque, “contro” a prescindere. Vediamo, allora, in dettaglio, a che cosa hanno, in pratica, detto NO questi “strani cittadini”.
A partire dagli anni ‘80 si schierarono contro la discarica Galasso che, collocata in piena collina, rilasciava percolati nel fiume Alento.
Si sono schierati contro e detto NO alla CEMENTIFICAZIONE DELL’ALENTO. Un’ opera pubblica inutile, costosa e dannosa che ha reso l’Alento un fiume inquinato lasciando in eredità alla città un enorme problema.
Dissero NO, anche su queste pagine, alla CEMENTIFICAZIONE DEI FOSSI NATURALI denunciando i pericoli per l’assetto idrogeologico e la salubrità del territorio.
Copia/incolla. L’architetto autore dell’aggiornamento dello studio di fattibilità per l’abbattimento di Palazzo Sirena, è stato scoperto. Spinto dalla necessità di giustificare la distruzione dell’edificio storico in favore di una piazza più grande, ha fornito un saggio delle sue capacità di copiatore: il capitolo 1 del documento è un collage male articolato di testi di altri autori, tutti rigorosamente non citati.
Apre la relazione dello studio di fattibilità con un’ampia dissertazione sul concetto di piazza: dalla polis greca ai giorni nostri, si susseguono una serie di notazioni storiche sull’evoluzione dello spazio pubblico per eccellenza, inteso come luogo di confronto e democrazia. Un castello di parole rubate ad altri autori ma destinato a crollare sotto l’occhio attento di un lettore scrupoloso. Suddividendo il testo in periodi ed analizzando le singole parti è stato possibile rintracciare interi brani estrapolati da articoli e saggi presenti su internet. Alternati gli uni agli altri, privi di ritocchi o modifiche, i contributi sono stati riportati ed assemblati senza le dovute virgolette e senza un riferimento alla fonte. Secondo alcuni copiare è un arte ma non è il caso del nostro, il quale si è dimostrato incapace di affinare la tecnica fino al raggiungimento del risultato sperato. Il Tecnico si è avvalso del web per avere accesso, in maniera semplice e gratuita, a contenuti densi di significato, ma è stato proprio internet a tradirlo fornendoci l’opportunità di smascherare il copiatore imperfetto. A far scattare l’allarme uno stile di scrittura eterogeneo e parti di testo non del tutto armonizzate tra loro. Cose che possono capitare se si mixano pubblicazioni di carattere scientifico a parti estrapolate da Wikipedia.
Con coerenza l’Amministrazione comunale dovrebbe decidere l’abbattimento anche del Museo Michetti
LE MOTIVAZIONI
1) Il Mu.Mi, dalla conclusione della sua ristrutturazione, a parte qualche mostra estemporanea, è sottoutilizzato (come la Sirena).
2) Non produce reddito (come la Sirena), infatti vi si accede gratuitamente per vedere le due tele di Michetti.
3) Non si è riusciti a dargli un piano di gestione pluriennale (come per la Sirena).
4) I costi di gestione non sono ammortizzabili con entrate autonome (come la Sirena).